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Autore: redazione

Nella Sardegna di Grazia

di Rossana Dedola

« Intendo ricordare la Sardegna della mia fanciullezza, paese ancora per me di mito e di leggenda. Una di queste leggende afferma che l’Isola è un residuo scampato a un cataclisma che in tempi remotissimi fece sommergere nell’oceano la grande Atlantide: continente già di avanzata civiltà e di costumi nobilissimi. E, certo, nei costumi e negli usi dei centri anche più solitari della Sardegna, nelle loro feste, nei loro riti, sopravvivono tradizioni originali che risalgono ad epiche anteriori alla civiltà orientale e a quella portata nell’isola dalle prime dominanzioni straniere

Nulla di preciso si sa ancora, per esempio, dei nuraghes, i misteriosi monumenti che solo in Sardegna sopravvivono intatti e potenti: ma soprattutto ma soprattutto la saggezza profonda ed antica, il modo di pensare e di vivere, quasi religioso di certi vecchi pastori e contadini sardi, nonostante la loro assoluta mancanza di cultura, fa credere ad una abitudine atavica di pensiero e di contemplazione superiore della vita e delle cose di là della vita. Da alcuni di questi vecchi, conosciuti nella mia prima fanciullezza, ho appreso verità e cognizioni che nessun libro mi ha rivelato più limpide e consolanti. Sono le grandi verità fondamentali che i primi abitatori della terra dovettero scavare da loro stessi, maestri e scolari ad un tempo, al cospetto dei grandiosi arcani della natura e del cuore umano… »

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