Chi sono
Sono nata lo stesso giorno di Gabriele D’Annunzio, Gianni Agnelli e Jack Kerouac. Il mio nome, di origine persiana, significa “rilucente”, “splendente”; chissà, sarà forse anche per questo, nella mia vita cerco continuamente lo splendore delle cose, in ciò che leggo, negli incontri, nei viaggi. Ho scoperto il valore della critica letteraria quando ero al ginnasio e studiavo un po’ annoiata i Promessi sposi. Poi, grazie a un saggio di Francesco De Sanctis, che leggevo per conto mio senza che gli insegnanti ne sapessero nulla, mi accorsi improvvisamente che riuscivo a vedere la luce speciale di un tetto innevato descritto da Manzoni. Nacque così la mia passione per la critica letteraria, lo studio e la ricerca.
Finita l’università vinsi il concorso per entrare come perfezionanda alla Scuola Normale di Pisa e vi rimasi come ricercatrice e docente. La Normale era il luogo ideale per approfondire gli studi di letteratura, di filologia, di storia, ma l’ambiente universitario era molto competitivo e io lo vivevo con ansia. In quegli anni decisi di sottopormi a un’analisi junghiana con un analista di Lucca, Giuseppe Maffei. Quello fu il mio primo incontro con la psicanalisi e con Jung, un incontro che segnò profondamente la mia vita.
Alla Normale tra gli studenti stranieri che partecipavano alle mie lezioni, c’era anche una studentessa di Zurigo, Sabine Gisiger, oggi regista di successo di film documentari. Diventammo presto amiche e lo siamo ancora. Grazie a lei andai per la prima volta in Svizzera che – allora non potevo saperlo – sarebbe entrata a far parte della mia vita per tanti motivi, professionali e personali. A Zurigo decisi infatti di fare un dottorato in letteratura e di studiare il tedesco, ma anche di continuare il percorso iniziato con l’analisi personale: mi iscrissi così all’Istituto C. G. Jung dove mi diplomai diventando psicoanalista. E a Zurigo ho conosciuto anche mio marito Fredi Roth, attore teatrale formatosi a Parigi nella scuola di Jacques Lecoq.
Oggi vivo tra Roma e la Svizzera.